Riso veneziano di qualità e con un occhio ai cambiamenti climatici

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Riso veneziano di grande qualità. Questo rappresenta La Fagiana, una delle aziende eccellenti del nostro territorio, che sorge tra Torre di Fine e Brian, a due passi da Caorle. Immersa nella campagna, è un'azienda che conta 460 ettari, di cui 160 ettari coltivati a riso varietà Carnaroli, che ne fanno la più grande azienda del Veneziano dedicata alla coltivazione di riso.
Il riso di prima qualità è venduto tramite lo spaccio aziendale o direttamente a negozi della zona. La varietà Carnaroli è utilizzata anche per i piatti dei migliori ristoranti dell'area intorno a Caorle.
La Fagiana comprende anche coltivazioni con vigneti, seminativi (come mais e frumento), barbabietole, meleti. La rotazione del riso avviene rigorosamente ogni quattro anni in modo da mantenere il terreno il più pulito possibile dalle infestanti.
L'azienda è adesso proprietà della famiglia Bastianello. Dai primi anni Ottanta, Eugenio Conte, 58 anni, è l'agronomo – ora direttore de La Fagiana - che ha seguito lo sviluppo e il successo della coltivazione del riso.
Da due anni l'azienda sta sperimentando la semina in asciutto. Come spiega il titolare dell'azienda, Alberto Bastianello: "Da due anni facciamo prove, che stanno dando buoni risultati. Seminiamo il riso su terreno asciutto e usiamo l'irrigazione goccia a goccia anziché l'allagamento del campo. È un metodo che abbiamo introdotto e che vogliamo testare per essere pronti qualora, in futuro, ci fosse carenza di approvvigionamento di acqua. Per ora non abbiamo problemi, ma l'acqua è sempre più un bene prezioso".
Per quanto riguarda i numeri, li illustra il direttore dell'azienda Eugenio Conte: "Nelle due stagioni in cui abbiamo provato la semina in asciutto abbiamo avuto rese paragonabili alla coltura tradizionale, cioè attorno ai 55-60 quintali per ettaro. Il fabbisogno d'acqua viene ridotto al 20% e ci sono ancora margini di miglioramento. L'aspetto critico è nei costi, che raddoppiano, per la stesura delle manichette e la maggior quantità di lavoro necessaria. Ma crediamo che valga la pena continuare su questa strada».

Quando è nata La Fagiana? E come è stata implementata la coltivazione del riso Carnaroli?
Negli anni Sessanta La Fagiana era di proprietà della famiglia Gaggia. Già allora alcuni ettari venivano coltivati a riso. Io sono arrivato qui appena diplomato a vent'anni, nel 1981, allora c'erano soltanto 7 ettari coltivati a riso e il resto dell'azienda comprendeva soprattutto mais, vigneti ecc. A inizio anni Ottanta, però si è delineato già il declino del mais, così sono state introdotte altre colture: soia e frumento, barbabietole.
La scelta del riso è derivata dall'esigenza di trovare una coltura che fosse centrale nell'azienda: tenere soltanto pochi ettari, non valeva la pena. Su mia proposta, si è deciso di puntare sul riso e alla fine degli anni Ottanta erano una cinquantina gli ettari dedicati a questa coltura. Allora in generale la varietà coltivata era l'Arborio adatto per i risotti. Noi abbiamo introdotto la varietà Carnaroli attorno alla metà degli anni Ottanta. Allora vendevamo il prodotto a riserie della Lombardia e del Piemonte che si complimentavano con noi per l'alta qualità del nostro Carnaroli. In quegli anni la superficie coltivata a Carnaroli comprendeva circa 2mila ettari in tutta Italia, ma già questa varietà si era distinta per qualità eccellenti nella tenuta alla cottura e alla mantecatura.

Ad un certo punto la coltivazione del riso in azienda decolla e il Carnaroli ne diventa il simbolo...
Nel 1996 alla guida dell'azienda è subentrata la famiglia Bastianello. Allora era titolare il padre Mario, a cui adesso è subentrato il figlio Alberto. Negli anni Novanta avevamo ancora attrezzature molto vecchie ed essicatoi lenti. Di nuovo si è posta la questione se abbandonare la coltura del riso o rilanciare. Mario Bastianello ha deciso per un investimento che permettesse di ripartire alla grande con un parco macchine completamente rinnovato: qui in azienda curiamo l'intero ciclo di produzione senza la brillatura del riso (fase tipicamente industriale) per renderlo più adatto alla mantecatura. In dieci anni siamo arrivati a predisporre 280 ettari per la coltivazione a riso in rotazione con altre colture e sono ben 160 gli ettari effettivamente coltivati per la produzione di Carnaroli e Vialone Nano.
Fin dall'inizio abbiamo dedicato anche 20 ettari alla produzione del seme per l'Ente Nazionale Riso di cui l'ingegner Carnaroli era stato un alto dirigente, da lui infatti deriva il nome della nostra varietà. Soltanto negli ultimi tre anni abbiamo inserito anche qualche ettaro coltivato a Vialone Nano.

Qual è il segreto del vostro successo?
Puntiamo a nicchie di mercato con prodotti di alta qualità. Accanto al Carnaroli e ai prodotti della filiera, c'è anche la nostra birra ricavata dalla farina di riso, e altri prodotti. Quest'anno abbiamo dato il via ad una campagna rivolta al turismo della zona, organizzando in azienda dei bike tour con successivo risotto show cooking. Il fulcro della vendita per noi è lo spaccio aziendale, inoltre chi viene, può prenotare anche un giro completo della tenuta, ammirando direttamente tutte le coltivazioni e l'ambiente naturale de La Fagiana dove si trovano anche boschetti e piccole oasi naturali. Abbiamo anche dieci ettari di vigneti: raboso, merlot, glera, verduzzo. Diversifichiamo la produzione in un'ottica di realistica sostenibilità ambientale, riducendo l'utilizzo di fitofarmaci e impegnandoci nella rotazione delle colture per mantenere fertili i nostri terreni.

riso semina del riso 1

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